Le origini della parola Namasté risalgono all’ancestrale cultura indù. Una delle tante lingue parlate in India è il sanscrito, che gli indiani considerano una lingua sacra. Il sanscrito, inoltre, è una lingua perfetta e completa dal punto di vista grammaticale, gli indù utilizzano la parola Namasté come forma di saluto e di arrivederci, ma anche per ringraziare, per chiedere qualcosa, come segno di rispetto, in genere accompagnandola con il gesto o Mudra che consiste nell’avvicinare i palmi delle mani in segno di preghiera, collocandole al centro del petto. Il termine “namas” significa “saluto” o “reverenza” e deriva etimologicamente da “nam” che significa “prostrarsi”, “inchinarsi”. Il suffisso “te”, invece, è un pronome personale simile a quello italiano che significa “a te”. “namasté” significa qualcosa come “ti saluto”, “mi inchino a te” o “ti ammiro”. Tuttavia, il significato di questa parola non si esaurisce qui. il termine “namas” può essere interpretato come “niente di mio”, nel senso che l’Ego si riduce al nulla, sottolineando un atteggiamento di umiltà di fronte agli altri. Se questo saluto viene dal cuore, si stabilisce una connessione genuina con le persone, al di sopra delle aspettative e delle maschere sociali. Un pensiero spirituale di questa parola è nella credenza che esista un Scintilla Divina in ognuno di noi. Quando pronunciamo la parola Namasté accompagnandola con il gesto delle mani, mudra, in segno di preghiera e con la testa inclinata, stiamo silenziosamente riconoscendo la Presenza Divina in noi e nell’altro. La Scintilla Divina che è in me riconosce la scintilla divina che è in te…

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