Si crede che il termine Puja possa derivare dalla parola dravidica Pu-chey infiorare, adorare offrendo fiori. Altri studiosi lo fanno originare da Pusu segnare, spalmare con pasta di sandalo, sempre di origine dravidica. Il termine Puja indica oggi l’insieme delle cerimonie di adorazione compiute dai fedeli indù, dalla semplice offerta quotidiana di fiori, frutta, foglie, riso, dolci e acqua alle divinità tanto in casa quanto al tempio, fino ai sacrifici di capre e polli nei templi dedicati a Kali, Durga ed altre entità femminili. Il rito, nella sua versione non cruenta, che è quella largamente predominante, viene compiuto da ogni pio indù almeno una volta al giorno. Esistono tre tipi di Puja: grande, intermendia e piccola. Una Puja grande normalmente coinvolge una comunità e viene celebrata durante occasioni solenni e feste religiose; il rito comprende diversi momenti:  Avahana – L’invocazione della divinità prescelta..  Asana –  La divinità viene invitata ad accomodarsi..  Svagata – La divinità viene accolta e benvenuta con pasta di sandalo e polveri vermiglie..  Padya – I piedi della divinità vengono lavati con acqua..  Arghya – Si offre acqua mescolata a riso, pasta di sandalo e polvere vermiglia..  Achamania – Altra acqua è offerta perchè la divinità si sciacqui il viso e la bocca..  Madhu-Parka –  Si offre al dio una bevanda composta di miele, zucchero e latte..  Snanajala –  Si offre acqua perchè la divinità possa lavarsi..  Abharanasya – Si offrono stoffe, gioielli ed ornamenti. Gandha – si offre pasta di sandalo o altra sostanza profumata..  Akshata – Si offrono grani di riso mescolati con polevere vermiglia..  Pushpanjali – Si offrono fiori..  Dhupa – Si accende incenso..  Dipa – Si accende una lampada a olio/burro..  Naivedya – Si offrono nuovamente riso, frutta, burro e zucchero..  Visarjana – Si saluta la divinità..  Arati – Offerta del fuoco accompagnata da canti e mantra.. Una Puja intermedia prevede i passi  compresi tra Madhu-Parka e Naivedya e viene celebrata durante i digiuni o in occasione di quello che viene considerato il compleanno della divinità. Una Puja piccola inizia con Gandha e procede fino a Naivedya, e viene celebrata quotidianamente. Tutte le Puja terminano col momento fondamentale dell’Arati e possono comprendere Japa la meditazione. Un altro dei momenti principali della Puja al tempio è l’applicazione del Tilak sulla fronte dei fedeli e la distribuzione di Prasada – cibo offerto e consacrato – agli stessi da parte del brahmano, in occasioni particolari corredata anche dalla legatura di un cordoncino rosso, Kalava o Mauli, al polso destro degli uomini e delle donne sposate e a quello sinistro per le donne nubili, come segno di ulteriore protezione invocata dal sacerdote sul fedele. I devoti devono avvicinarsi alla Puja puri di mente e di corpo, ma i Purana sottolineano l’importanza della qualità della devozione e della corretta disposizione d’animo rispetto alla rigidità delle procedure del rito. Lo scopo della Puja è quello di trattare la divinità come si farebbe con un ospite regale, con onore e rispetto. Nei templi infatti le divinità vengono trattate come sovrani, secondo l’antico cerimoniale di corte. Sebbene i momenti della Puja siano sostanzialemte identici per tutte le divinità, esistono differenze nei dettagli come, per esempio, il tipo di fiori o di dolci offerti. Il rito della Puja venne a sostituire Homa ed altri sacrifici di epoca vedica che non potevano essere compiuti nè presenziati da donne e sudra. Dovuto all’influenza dravidica pre-arya e a quella buddhista e jainista, i sacrifici cruenti di animali vennero sostituiti dall’adorazione di idoli e dal rito della Puja, accessibile a tutti.

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