Quando andate a camminare nei boschi la sera, sentite un grande silenzio. Tutti gli uccelli se ne sono andati a dormire, il vento è caduto ed è scomparso anche il leggero fruscio delle foglie. C’è un grande silenzio, una tranquillità profonda. Ma è una tranquillità esteriore. Quando la gente si immerge in quella tranquillità,  desidera averla, ne sente il bisogno, e così va a cercarla nella solitudine. E ritiene che per rimanere tranquilli si debba rimanere soli. Ma la vera tranquillità non è quella che dipende dal nostro stare soli. Poi c’è la tranquillità che il pensiero si autoimpone, quando si fa dovere di smettere di chiacchierare, per stare quieto e calmo. Così a poco a poco il pensiero si calma, ma anche questa non è vera tranquillità; è solo l’effetto del lavorio del pensiero, che pretende di controllare il rumore. Invece, la tranquillità di cui vogliamo parlare, non dipende da nulla. Soltanto questa tranquillità, che possiede una qualità di assoluta indipendenza, soltanto il silenzio assoluto della mente, può ricevere l’eterno, il senza tempo, il senza nome. Questa è meditazione.

Krishnamurti

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