In India si distinguono tre tipi fondamentali di karma

SAMCHITA KARMA

Detto anche “karma dormiente, ammucchiato, raccolto, duro, denso”; sanchita indica il deposito dove sono immagazzinate le cause poste nelle vite precedenti. Il sito astrale di tale deposito è sushumna, il canale che attraversa i chakra e scorre lungo la colonna vertebrale. Queste cause dormienti, queste azioni accumulate diverranno attive, ovvero daranno luogo ai loro effetti, solo quando le condizioni saranno mature. Questo tipo di karma è costituito da “semi karmici” che rappresentano quel karma che è stato immagazzinato in una parte del proprio subconscio (samskara) o nella memoria cellulare e che avrà la sua fruizione quando i “semi” saranno “nutriti” dalle emozioni. Samchita karma, una volta attivato, germoglia, cresce rapidamente e determina le esperienze più dolorose e tristi della vita: quella che sino a quel momento è stata un’esistenza sana, piacevole e produttiva è turbata da una serie di eventi infausti. Il samchita karma colpisce come un lampo, alle volte anche in modo ripetuto, fino a distruggere tutto quello che avevamo costruito. Questo specifico tipo di karma è stimolato da una mente incontrollata, da un’attività intellettuale tumultuosa: per questo motivo lo yoga insegna a contenere samchita karma attraverso il controllo dei pensieri e delle emozioni, che sono la causa di ciò che succede. Se s’impara a controllare la mente, si impara a controllare il samchita karma. Nello yoga e nel tantra vi sono molti esercizi utili a tenere sotto controllo e ad eliminare questo karma distruttivo, prima che sconvolga irrimediabilmente mente, corpo e vita.

PRARABDHA KARMA

Detto anche “karma di rientro”, è ciò che ha già cominciato a dare frutti, è il karma vissuto nel presente, la somma degli effetti delle azioni passate che divengono il nostro destino attuale. A questo punto l’evoluzione dell’individuo dipende da come lo si affronta. Si tratta di quella specie di karma che matura alla stregua di un piccolo seme germogliato da un serbatoio ricolmo di quei semi che sono tutte le nostre impressioni delle vite passate. Questo determina le caratteristiche dell’individuo nella sua attuale incarnazione: aspetto fisico, tratti caratteriali, virtù e difetti. Il prarabdha karma è quello che ci fa agire in un certo modo: quando le tendenze si manifestano, abbiamo la facoltà di determinazione, quindi di “scegliere” all’interno di esse.

KRYAMANA KARMA

Detto anche “karma dell’azione potenziale”, è il karma che sto generando in questo momento stesso, le nuove cause che produrranno effetti futuri. Sono queste le azioni dettate dal libero arbitrio, è il karma che prende in mano il destino. Innanzitutto l’uomo deve accettare il suo prarabdha karma. Abbiamo visto che l’accettazione, in sanscrito aparigraha, è una delle regole fondamentali del cammino yogico. Esistono due modi di accettare il proprio karma: in maniera positiva e attiva, consentendo l’evoluzione dell’individuo, o passiva, che si limita a una rassegnazione statica dinnanzi agli eventi. Le vie indicate dall’India che consentono tale estinzione/purificazione sono le diverse discipline yogiche: tali discipline consentono non solo di affrontare attivamente il prarabdha karma, ossia il destino attuale, ma anche di impedire la maturazione dei semi karmici del san-chita karma, ossia il “destino dormiente”. Quando si sviluppa la consapevolezza, il distacco, si diventa coscienti delle proprie possibilità (è la condizione realizzata dal perfetto yogi), non si alimentano più le azioni con i propri desideri egoistici, e il karma si trasforma in niska-makarma… il karma, quindi, non produce conseguenze. Mentre il vartamana-karma consiste nel karma positivo di chi agisce probamente nel mondo e raccoglie i frutti del suo retto agire, il niskama-karma è il karma della risoluzione, della liberazione dai vincoli e dai limiti generati dalle azioni.

Image… La Ruota della Reincarnazione XI sec. sculture di Dazu Cina

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